Thursday 31 January 2013

Isterofimia

Roma.
 Galeria 999contemporary.
27 Octubre 2012/15 Diciembre 2012.
 Curada por Simone Pallotta



Título: 08/12/89
Título: 12/03/06
Título: 19/01/04
detalle: fecha de desparición










Documentación fotografíca por Simone Coletta

Quelle che vedete sono persone scomparse.
A destra c'e' un buco, a sinistra gli assenti.
Nell'antibagno ci sei tu e nel bagno c'e' l'artista.
Se esci, scompari.

Questa e' un'installazione, non un’esposizione di opere. E’ su questa infrastruttura del pensiero che Borondo ha deciso di utilizzare i suoi graffi per spingerci nel fondo delle sue riflessioni. Grattare la superficie per far apparire i soggetti, questa sottrazione che vedete, è lei la protagonista  del processo creativo che consente alle idee di diventare materia. Questa modalità invertita, è la strada che Borondo  percorre per turbare le nostre convinzioni, sulla vita come sull’arte.

Isterofimia è un termine greco, in italiano lo traduciamo: fama postuma. I francesi invece lo traducono: immortalità. Voler essere ricordato e' una ambizione umana, fa parte di noi, e' nella nostra natura alimentare la speranza di lasciare un segno, ma questi ritratti che vedete sono di chi non ha cercato la fama, sono di chi l'ha fuggita con una scelta vera, concreta e circostanziata: io oggi sparisco. Questi soggetti scomparsi, queste anime in dissolvenza nel fondo della storia, loro li potete trovare incastrati tra la vita e la morte.

Ricordare e sparire per allontanarsi dal presente. Vivere ambiguamente tra la necessità del ricordo e la costante voglia di non avere un passato, per scappare dal tempo

E’ l’attrazione fatale per gli scomparsi, tutti gli scomparsi, con il peso della loro assenza alla quale l’autore si afffida per ragionare e farci ragionare sulla necessità del testimone della condizione umana. Parole come assenza, scomparsa, immortalità, mancanza e memoria fanno sentire la loro eco negli spazi sui quali si apre tutto l’opera di Borondo. Tutto ci fa pensare che per esistere devi avere un testimone, devi essere guardato; è il ritratto, da sempre, a raggiungere lo scopo di proiettare l’individuo oltre l’effimera esistenza nel tempo.

Penso agli scomparsi e provo una sorta di invidia latente per la loro condizione perché spesso voglio sparire. Al contempo voglio ricordarli per esorcizzare la consapevolezza di dover sparire

Tutto questo lavoro è un omaggio a chi è scappato dalla vita, fuggito via per caso o per volontà. Così come i grandi si facevano ritrarre, così Borondo consegna gli scomparsi ai posteri, immortalandoli in un ricordo perenne e mettendo in luce la loro condizione: una condizione di mancanza incompleta, rarefatta. A differenza dei morti loro lasciano anche un mistero insondabile. Affascinato dalla loro condizione eterea, una presenza/non presenza, il pittore fa apparire lo scomparso.

Borondo vive nella costante tensione tra il voler sparire e il dover esserci. Sparire, per elevarsi solitario in opposizione alla necessità di isterofimia che permea il contemporaneo, vittima di un costante desiderio di apparire, lubrificato dai social network. Esserci, come condizione imprescindibile allo status di artista, protagonista nella stessa società che vuole fuggire.

Quelle che vedete sono persone scomparse.
A destra c'e' un buco, a sinistra gli assenti.
Nell'antibagno ci sei tu e nel bagno c'e' l'artista.
Se esci, scompari.

Simone Pallotta e Borondo.

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